L'acqua è privata? L'acqua è pubblica? Si! o No?
Anche con la quarantena da Cov-19 il dilemma tra Acqua Pubblica e Acqua Privata ancora esiste. Ecco come è stato eluso il referendum Acqua secondo il gestore idrico Talete. La Talete spa è l'unico gestore del servizio idrico per il nord del Lazio e sta procedendo con un aumento delle tariffe idriche del 9% annuo, che durerà fino al 2023, un aumento che sembra essere la condizione necessaria per l'accesso ai finanziamenti erogati da Arera, ossia l'Autorità per la regolamentazione dell'energia, delle reti e l'ambiente, che è un ente pubblico. Per poter concedere un prestito così cospicuo al gestore l'ente vuole garanzie. Essendo una società di natura e proprietà pubblica, la Talete Spa deve trovare le garanzie necessarie attraverso l'aumento delle tariffe, tanto quanto necessario per accedere ai finanziamenti, il costo maggiorato finirà per essere pagato dalle famiglie e dalle imprese. La storia appena narrata ha dell'incredibile ed apre il dibattito sul ruolo del pubblico e sulla rilevanza dei beni comuni. Tuttavia dobbiamo tornare un po 'indietro negli anni. Un primo elemento fu determinato dalla Legge n. 142/1990, che apportò la riforma al sistema degli enti locali, dando l'obbligo ai comuni e la provincia di costruire e gestire le strutture per uso alimentare, prevedendo quindi la gestione dei servizi locali, tra cui il servizio idrico. La successione degli eventi ha portato di fatto a creare delle figure giuridiche, cioè delle società di gestione dei servizi pubblici, che hanno un autonomia imprenditoriale, garantita dalla personalità giuridica di Spa Srl, con la particolarità di essere a capitale pubblico. Il processo di apertura del mercato dei servizi idrici a privati rientra in questo contesto. Tra i diversi passaggi tra le leggi sul tema ricordiamo: - la Legge n. 36/1994, nota come Legge Galli che ha di fatto sanzionato la proprietà pubblica dell'acqua e il suo utilizzo secondo criteri di solidarietà. Quindi è venuto a mancare il prezzo accessibile, a favore dei criteri per la gestione privata della risorsa. Successivamente la separazione dell'attività di politica da quella di controllo, ha portato le tariffe ad essere non soggette al regime di solidarietà, che un bene primario come l'acqua dovrebbe avere, avvantaggiando il concetto economico legato all'acqua, che in un mercato libero è a discrezione di chi fornisce il medesimo. Quindi si è avviato un movimento legato alle gare di appalto per gestire il servizio idrico. Altre leggi si sono poi integrate e sovrapposte a quella sopra citata, ma non è questo lo scopo dell'articolo, che invece vuole porre l'accento sul mancato ricevimento di quanto emerso dal referendum del 2011, violando le scelte democratiche dei cittadini, che in Italia, vogliono l'acqua pubblica, a discapito delle leggi di mercato. L'esito referendario ha agitato gli interessi privati, e di conseguenza le compagini a favore della privatizzazione spinta, si sono mobilitate per poter comunque trarre profitto dalla gestione idrica. Il primo tentativo di aggirare la volontà popolare fu in Agosto del 2011, con un decreto legge dle governo Berlusconi precisamente il n. 138/2011. Nel devreto allìarticolo 4, si prevede la sostanziale riproposizione dell'obbligo alla privatizzazione dei servizi pubblici locali. Il colpo di coda dei gestori privati fu fermato dalla Corte Costituzionale, che nel 2012 rinnova l'invito a dirigersi verso una gestione dei servizi pubblici dando risalto all'esito del referendum del 2011. Il secondo attacco è avvenuto nel 2012 quando il governo Monti, dopo aver conferito nuovi poteri al servizio idrico integrato, all'Autorità per l'energia elettrica e il gas, ha approvato un nuovo sistema tariffario che reintroduce il "ritorno sul capitale investito "nella gestione dell'acqua pubblica. Con il governo Renzi arrivano i maggiori attacchi alla volontà popolare. L'atto più evidente è la legge sulla delegazione di Madia "Riorganizzazione delle pubbliche amministrazioni" che il 4 agosto 2015 delega il governo a procedere liberamente e rapidamente in questa direzione, passando dall'acqua alle quotazioni delle multi-utility in Borsa. Lo stato di fatto è che il servizio di gestione e fornitura è privatistico ed è fornito da società interamente pubbliche, miste o private, che remunerano le loro attività con le tariffe, senza calmierare, anzi alzandole per poter accedere ai finanziamenti, indispensabili per poter mantenere la rete idrica in buono stato, e poter garantire, un servizio continuativo. Di fatto è lo stesso ente, cioè Arera, che darebbe alla Spa Talete, il denaro necessario. La suddetta ipotesi è però legata ad un aumento delle tariffe, l'unica garanzia che il gestore può portare. Di sicuro una storia singolare che diversi gestori vivono, è anacronistico, è assurdo, che la difficoltà di gestione dell'azienda che offre un servizio pubblico su delega dello stato, faccia poi ricadere i costi sui cittadini.